giovedì 31 gennaio 2013

Il presente, il futuro, la libertà e... me (per tacer della Singolarità Tecnologica)

Se non ora, quando? Se non io, chi? Se non questo pianeta, quale?

Le cose proprio non vanno. E’ sotto gli occhi di tutti: crisi economica, crisi climatica, caro carburante, tasse, corruzione, inquinamento, diseguaglianze sociali, speculazione aggressiva, conflittualità militare, ecc… Esiste però un’alternativa migliore del semplice lamentarsi e persino del fregarsene ed anche meglio del sognare “come sarebbe bello il mondo, se solo gli altri…”. Le cose non stanno andando bene, è vero, ma si può fare di più e meglio di tremare per la paura e sbuffare per l’insofferenza e lo sconforto.

Qual è questa alternativa?

Beh, non è una “bacchetta magica”, ma...

...è la più splendida alternativa che sia data ad un essere umano. Si chiama libertà e, quando è ben usata, permette ad ognuno di noi d’essere ciò che vorrebbe, senza togliere lo stesso privilegio a nessun altro. Oggi, nonostante guai e difetti, per fortuna, tutti noi godiamo della libertà. Non si tratta quindi di conquistarla faticosamente (come in passato). Oggi si tratta di esercitare la nostra libertà, di viverla pienamente, di partecipare (come cantava anche il buon Giorgio Gaber). Esercitare la libertà, cioè partecipare, non è una sfida minore che ottenere la libertà. Al contrario è un’avventura mitologica in cui ci siamo appena addentrati. Ottenere la libertà è stato un percorso tanto lungo e faticoso che ci ha portato a pensare che ottenerla ed esercitarla sarebbe stato un tutt’uno. Si da il caso però che il mondo sia spesso più complesso e variegato di come ce lo immagineremmo. Avere un diritto ed esercitarlo effettivamente non sono la stessa cosa. Ottenuta la libertà, abbiamo pensato che il più fosse fatto, invece era solo l’inizio. Così come non basta possedere un arco per essere un arciere e men che meno Robin Hood, allo stesso modo non basta avere la libertà per essere veramente liberi. Bisogna esercitarsi! Occorre partecipare. E farlo è un’avventura ancora tutta da giocare per la stragrande maggioranza delle persone. Affrontare questa sfida apre un’epopea epica che non ha nulla da invidiare alle gesta dei grandi esploratori. Partecipare, esercitare la propria libertà, non vuol dire fare qualcosa perché lo si può fare. Vuol dire scegliere ciò che si vuole, anche e soprattutto quando non è ciò che ci viene proposto da altri. Esercitare la propria libertà, partecipare, farsi coinvolgere equivale ad avvicinare ciò che si vorrebbe essere a ciò che effettivamente si è. Ciò rappresenta un’intensa esperienza di gioia, autorealizzazione e felicità di cui nessun essere umano libero dovrebbe privarsi. Eppure la maggioranza se ne priva, raggomitolandosi nel cinismo, nel conformismo e nel vittimismo. Certo, l’esercizio della propria libertà richiede impegno, fatica e dedizione, ma sarebbe illusorio credere che fare ciò che altri ci richiedono (adeguandosi) sia meno faticoso ed oneroso (e chiunque lavora come dipendente lo sa bene).

Si potrebbe argomentare che se tutti esercitassero la libertà non cambierebbe comunque nulla, poiché ognuno ha una sua idea di come dovrebbe andare il mondo. Ciò tuttavia è palesemente irrealistico. Il mondo in cui viviamo è inquinato, violento, iniquo, eppure, al di là di ipocrisie ed umane debolezze, a chi piace veramente l’inquinamento, la violenza e l’ingiustizia? E se a nessuno piace ciò che non va, come mai le cose vanno sempre peggio?

Siamo tutti “bestie dedite al male” o più realisticamente siamo di fronte ad una colossale mancanza di partecipazione? Il mondo è infestato da geni del male oppure esercizio di libertà?

Questo pianeta e le generazioni future meritano di più di quel che stiamo preparando loro con l’attuale devastazione (camuffata da quotidiano trantran consumista). Noi stessi meritiamo di più ed anche le persone a cui vogliamo bene. Continuando a non esercitare la nostra libertà per fare ciò che sappiamo essere giusto, non solo renderemo noi stessi tristi, arrabbiati, impauriti ed infelici, non solo ruberemo il futuro al pianeta e ai nostri figli e nipoti, ma lo faremo anche a noi stessi ed alle persone che amiamo. Le conseguenze dei propri (od altrui) errori, infatti, sono sempre più vicini di quel che ognuno vorrebbe ed immagina e questo vale per tantissime cose: cambiamenti climatici, picco del petrolio, esaurimento delle risorse, desertificazione, estremizzazione sociale (i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri), acidificazione degli oceani, inquinamento, deforestazione, ecc… ecc… ecc…

E’ questo che vogliamo realizzare per noi stessi e tutti gli altri esercitando la nostra libertà?

Oppure vogliamo opporci a tutto ciò, senza pretendere di convincere nessuno, senza pretendere che altri lo facciano al posto nostro, senza illudersi che basti distrarsi per far sparire i problemi? Se vogliamo opporci, allora iniziamo a farlo. Gli altri, quelli più titubanti o distratti, vedendo il nostro esempio concreto saranno più propensi a seguirci piuttosto che ascoltando solo le nostre idee, i nostri sogni e i nostri sospiri.

Millenni di dispotismo assoluto hanno fatto pensare ai più che fosse impossibile ottenere la libertà. Eppure la si è ottenuta.

Molti oggi credono che una partecipazione massiccia ed un pieno esercizio della propria libertà sia un sogno impossibile.

Impossibile? Come volare? Come andare sulla Luna? Come un Presidente degli Stati Uniti di colore?

La constatazione (verissima) che gli esseri umani non sono e non saranno mai perfetti, conduce molti a pensare erroneamente che non possono avvenire (né avverranno mai dei miglioramenti). Pensano questo anche se viviamo come dei, a confronto della maggior parte delle persone vissute nel corso della storia dell’umanità. Anche se abbiamo ottenuto la libertà. Anche se abbiamo squarciato l’oscurantismo plurimillenario riempiendo biblioteche di nuove e prodigiose conoscenze. Anche se abbiamo inventato e realizzato prodigi così incredibili che nessuno li aveva neppure immaginati fino a pochi decenni fa.

Viviamo in un epoca straordinaria, epica, mitologica. Non solo perché si aprono scenari terribili e splendidi. Certo non perché tutto funziona come dovrebbe. Viviamo in un epoca incredibile perché c’è ancora data la possibilità di scelta.

Non lasciamoci sfuggire questa incredibile ed irripetibile occasione. Lamentarsi adesso (senza nulla fare) ed arrabbiarsi dopo (quando non ci sarà più nulla da fare), è inutile, deprimente e sbagliato.

E’ ora d’agire.


Buona avventura e buon futuro a tutti.

P.S. - Se pensate che tutto ciò non abbia nulla a che fare con la Singolarità Tecnologica, allora vi sbagliate di grosso. Per chi crede che sia possibile giungere ad una Singolarità Tecnologica, l'impulso ad agire dovrebbe essere anche maggiore che per gli altri. Se è vero che una Singolarità benevola potrebbe risolvere ogni problema attuale (compresi quelli più angoscianti), è anche vero che, perchè ciò possa accadere, deve manifestarsi la Singolarità prima che si concretizzi un rischio esistenziale (ossia che, per qualche motivo, si estingua l'umanità od anche solo la sua cultura e complessità attuale). Inoltre se si dovesse giungere ad una Singolarità non-benevola, i rischi d'estinzione per il genere umano sarebbero altissimi. Per scongiurare entrambi questi rischi si deve agire oggi e si deve agire con urgenza poichè all'orizzonte già si intravedono diversi rischi esistenziali e diverse possibilità di nascita di super-intelligenze NON amichevoli.

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