mercoledì 28 dicembre 2011

Il Kite Gen ancora nell’occhio del ciclone

Il Kite Gen, l’avveniristico ed ormai famoso progetto tutto italiano per lo sfruttamento energetico dei venti d’alta quota non riesce a trovar pace. Dopo le numerose ed assurde complicazioni burocratiche, dopo le difficoltà finanziarie (in termini di promessi e mai consegnati finanziamenti pubblici), è ora il tempo delle strampalate opposizioni accademiche. Il vostro affezionato Panda si riferisce all’uscita di alcuni studi che prevedrebbero pesanti ripercussioni ambientali in caso si diffondesse l’eolico d’alta quota. Il Panda, da ignorantone qual è, preferisce che siano le parole dello stesso Massimo Ippolito, fondatore del progetto Kite Gen, a confutare queste “stramberie” scientifiche (si veda qui). Quel di cui intende invece parlare il vostro Panda è...

...di come, attorno ad una validissima idea imprenditoriale come quella del Kite Gen, nel cosiddetto libero mercato, invece di farsi avanti fior fiori di investitori smaniosi (come vorrebbe la retorica filo-liberista), a farsi avanti ultimamente sono sempre e solo guai burocratici, ostacoli politici e gratuiti sfoggi di disinformazione tecnica. Ma il libero mercato non doveva essere il miglior modo al mondo di allocare le risorse? Se il mercato non riesce a trovare in breve tempo i pochi spiccioli che servirebbero a testare e far spiccare il volo (in senso figurato e letterale allo stesso tempo) ad un progetto come il Kite Gen, quali sono le sue reali potenzialità? La domanda non vuol essere provocatoria, sarcastica o ironica. Eppure, nel corso della più grave ed estesa crisi economica dal dopoguerra ad oggi, sarebbe forse l’ora di dare una risposta a tale domanda. Il potere innovativo del libero mercato è morto come l’economia selvaggia e sregolata che da esso si è sviluppata? Come mai i mutui subprime , gli hedge funds e l’immenso oceano finanziario smosso dai titoli derivati, le operazioni speculative effettuate in leva finanziaria e magari con vendita allo scoperto sono stati e sono tuttora tollerati, coccolati e protetti dal tanto potente e libero mercato dei capitali?

La realtà dei fatti ha ampiamente dimostrato la pericolosità di tali operazioni finanziarie eppure nessuno schieramento politico al mondo ha seriamente considerato una loro regolamentazione od abolizione. Miliardi di persone possono anche impoverirsi, ma la finanza speculativa può continuare nella sua immensa opera distruttrice senza nemmeno venire mai citata. Il mercato libero o meno che dir si voglia si sta mangiando letteralmente il pianeta sotto gli occhi sempre più attoniti dei suoi pigri e sempre più poveri abitanti. Beh, forse il sistema non è perfetto, si dirà, ma qualche indubbio merito deve pur avercelo visto l’aumento di benessere che lo ha accompagnato fino a qualche anno fa? E invece no! Il mercato e la libera circolazione dei capitali snobbano clamorosamente il Kite Gen e qualsiasi altro progetto innovativo e sensato per privilegiare in modo più che evidente un furto legalizzato che si chiama speculazione. Questa spiacevole caratteristica del mercato non è affatto un effetto collaterale, è l’anima stesso del mercato e l’aumento di benessere che viene attribuito incautamente all’adozione di politiche economiche liberali od ultra-liberali è in realtà merito esclusivo o quasi di fenomeni collaterali, in primis, l’accesso all’energia a basso e bassissimo costo che ha caratterizzato gli anni d’oro dell’espansione petrolifera.

La triste realtà è che il capitalismo sfrenato, al pari del comunismo staliniano, così come qualsiasi altra forma di fanatismo, è un disastro totale. Non è nè meglio nè peggio di qualsiasi altro estremismo. E' e sarà una sciagura per tutti, esattamente come ogni forma di fondamentalismo si è sempre rivelata nella storia del genere umano. Il fatto che il comunismo di stampo sovietico abbia perso la Guerra Fredda ha illuso la controparte (cioè noi) di essere nel giusto dal punto di vista non solo ideologico, ma anche e soprattutto dal punto di vista economico. Ebbene si è trattato solo di un’illusione. Un’illusione che si estinguerà e si prosciugherà con la stessa spietata velocità con cui stiamo prosciugando gli ultimi giacimenti di petrolio di buona qualità e a buon mercato. Al termine di questo deprimente processo, quel che rimarrà sarà solo la fame nei nostri stomaci ed un pianeta altrettanto devastato e svuotato (e per questo rabioso e facile a ricadere in nuovi o vecchi estremismi). Noi tutti, come il Kite Gen, ci troviamo nell'occhio di quel mostruoso ciclone che ha mille volti e mille nomi (picco del petrolio, cambiamenti climatici, esaurimento delle risorse, sovrappopolazione, corsa agli armamenti, ecc...). E' una condizione precaria, di momentanea ed illusoria calma a cui segue l'inevitabile violenza dei venti della tempesta.

La speranza è che al termine di questo specie di ciclone devastatore che ci ostiniamo a chiamare eufemisticamente “crisi economica”, si possano salvare progetti e visioni sensate come il Kite Gen, per rifiorire dopo che il sistema che li aveva ostacolati sarà stato spazzato via dalla sua stessa furia. La speranza è inoltre che quel che sopravvivrà a tale tempesta, oltre ad essere meritevole, sia abbastanza energico non solo da essere sostenibile, ma anche da poter porre rimedio (almeno in parte) all’immane devastazione che il ciclone porterà con sé. A voi bastano queste speranze per il futuro?

Al Panda sinceramente no! Il futuro va sognato, progettato e costruito bene. Sperare che avvenga ciò che si desidera, senza far nulla perché avvenga davvero, non è mai stato un buon modo di garantirsi tempi migliori. Il meglio, diversamente dal peggio, va ricercato, coltivato e difeso.


Buon futuro a tutti dal Panda

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