lunedì 21 novembre 2011

Poveri ricchi e poveri noi!

La ricchezza, da che mondo è mondo, tende a suscitare invidia, odio od ammirazione, piuttosto che compassione. Eppure, con quel che si sa oggi, i più ricchi del pianeta andrebbero commiserati anziché invidiati. Il vostro affezionato Panda non vuol essere ironico. I super-ricchi, compresi quelli con diversi miliardi di dollari di patrimonio personale (più una disponibilità imprecisata tramite società più o meno trasparenti), non sono altro che dei malati. Non c’è gioia nella ricchezza sfrenata. Anzi tanta, tanta, tantissima infelicità. Nella nostra cultura consumista, dire questo, suona a dir poco strano, se non ridicolo, ma il problema è della nostra cultura. La ricchezza estrema è (ed andrebbe considerata come) una grave malattia che mina alle fondamenta le possibilità di equilibrio e di felicità degli individui che ne sono affetti. Per essere precisi la ricchezza estrema è un fattore di rischio elevato per malattia mentale e sociale che esaspera gli aspetti più cinici ed aggressivi. I ricchi tendono a giustificare le proprie fortune con l’autocelebrazione, ossia pensandosi dotati di particolari abilità o capacità. I loro vassalli li assecondano, seguendo e contribuendo a diffondere all’intera comunità questa errata percezione. Essa però non è una banale bugia...

...ma una vera e propria sub-cultura ferreamente autoindotta da gruppi di malati (i super-ricchi appunto) che tendono a formare comunità sociali a sé stanti isolati dal resto della società (i cosiddetti circoli elitari). La società globale in cui viviamo, per altro, è pesantemente influenzata tramite i mass-media tradizionali e tutti i mezzi di influenza che i super-ricchi posseggono.

La ricerca scientifica, tuttavia, ha scandagliato questo ambito di discussione finora esclusivamente relegato allo scontro politico e sociale. Cosa ne è emerso?

Un quadro non certo entusiasmante, né per i cultori del “self-made man” né per i patiti dei complotti globali. Le uniche qualità che la scienza riesce ad attribuire ai super-ricchi, infatti, sfortunatamente per loro (e per noi), sono l’assenza d’empatia e la malattia mentale vera e propria. A costo d’esser ripetitivo, il vostro Panda ribadisce che queste sue affermazioni non vogliono essere né ironiche, né offensive o scandalizzate. L’intento ultimo è far un po’ di chiarezza, proponendo una visione inusuale, ma fondata su fatti. Per saperne di più si guardi qui (in italiano) oppure qui (nella versione originale).

Senza entrare troppo nei dettagli, basti dire che a fronte di lunghe e pazienti sperimentazioni questo è quel che si può dire succintamente dei super-ricchi, ossia dei grandi e potenti del mondo: tendono ad essere più pazzi di chi è riconosciuto ufficialmente come malato di mente. Certo, non è quel che si tende ad immaginare, ma è proprio questo il punto: se loro, i “ricconi” sono messi così, com’è messa la società che sogna di trovarsi al loro posto oppure, all’opposto, li odia visceralmente?

Se rancore ed invidia sono gli unici sentimenti che la società riesce a rivolgere a chi è infelice e malato, si può sostenere sensatamente che essa stessa sia meno malata di coloro che odia od invidia?

Ricchi e poveri non sono altro che estremi opposti di un’identica schiavitù che noi tutti chiamiamo pacatamente ed eufemisticamente DENARO. Sta distruggendo il mondo in cui viviamo ed ammorbando gli animi di tutti. Davvero crediamo che l’unico rimedio ai disastri creati dal denaro sia possederne più di altri? Davvero crediamo che non ci sia un alternativa all’organizzazione socio-economica basata sul denaro? Davvero nessuno lavorerebbe senza la vil pecunia? Davvero siamo abbastanza intelligenti da andar fin sulla Luna, ma troppo stupidi per immaginare un’alternativa al denaro? Veramente le ricompense monetarie sono il miglior modo per motivare le persone?

Se la risposta è sì, allora abbiamo guai assai più seri della grande crisi economica che ci attanaglia. Se la risposta è no, allora cosa aspettiamo per cambiar rotta? Quale miglior occasione infatti, per tentar qualcosa di nuovo, se non il più clamoroso e lampante fallimento del sistema monetario in millenni di storia economica?

Se pensate che “sarebbe bello, ma…” (le resistenze sarebbero troppo forti, i potenti non permetterebbero il cambiamento, la gente non capirebbe, ecc… ecc…), vuol dire che vedete un futuro assai più tranquillo e noioso di quel che vede e teme il vostro affezionato Panda. Non è più tempo d’attendere per veder cosa accadrà e di “poi si vedrà”. Non è più questione d’esser ottimisti o pessimisti sul futuro. Siamo ad un capolinea: o cambiamo binario o lo schianto sarà inevitabile. Dobbiamo decidere ed agire, non c’è più tempo. Se c’è una possibilità va colta ora. Se non ora quando? Il resto sono solo quisquiglie, inutili angosce ed autoassoluzioni varie. Nessuno sa veramente cosa sia possibile e cosa no finché non si alza e ci prova.

Buon futuro a tutti, ricchi e non, dal Panda.

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