lunedì 10 ottobre 2011

Picco del Petrolio, abbiamo voluto la bici e allora...

Si parla sempre più spesso di Picco del Petrolio e delle sue tremende conseguenze, ma poco delle possibili soluzioni o strategie per mitigare quantomeno la discesa che ci attende. Pandemica-mente ha parlato più volte della Permacultura, dell’epopea del Kitegen e di varie nuove tecnologie “verdi”.

Oggi però parleremo di pedali.

Può sembrare uno scherzo, ma non lo è affatto. All’alba dell’industrializzazione i macchinari azionati a forza umana erano la regola, a partire dall’arcolaio a pedale in poi, l’industria ha avuto a che fare con una gran moltitudine di macchine utensili a forza umana (torni, trapani, frese da arrotini, telai, ecc…).

Attenzione, vanno però poste due importanti precisazioni.

La prima è che non si sta parlando di produzione elettrica a pedali, ma di utilizzo diretto della forza meccanica.

La seconda precisazione è che, ovviamente, non si tratta di aumentare o mantenere stabile la produzione tramite macchine utensili a pedale, ma più realisticamente di limitare il crollo/collasso verticale della capacità produttiva conseguente alla fine dei combustibili a basso costo.

Date queste premesse, si può constatare pacificamente che le macchine ad attivazione manuale, quando ben congegnate, non sono affatto da sottovalutare sul piano pragmatico. Le vecchie macchine da cucire a pedali, ad esempio, sono spesso ancor oggi utilizzate a distanza di un secolo dalla loro costruzione. Ebbene quelle macchine da cucire hanno avuto il successo che hanno avuto basandosi su una progettazione risalente ad oltre un secolo fa. Oggi, con computer e supercomputer, conoscenze approfondite di meccanica, ergonomia e fisiologia, centri di ricerca ovunque, nuovi materiali, ecc… Cosa sarebbe possibile realizzare?

Purtroppo non lascia ben sperare la scarsità di ricerca scientifica in questo settore. Meno ancora la scomparsa quasi totale di questo genere di prodotti dalla produzione e vendita. Il rischio, continuando a perder tempo così, è di giungere alle fasi più critiche della discesa economica senza essere più in grado né di escogitare soluzioni tecnologicamente evolute, né (cosa ancor più grave) di poter costruire su vasta scala questo tipo di strumenti (ossia ad una scala adatta alle esigenze dell’attuale popolazione mondiale).

Una comunissima bicicletta è in grado di trasportare una persona allenata a distanze di centinaia di kilometri in giornata. L’efficienza di macchine di questo tipo, abbinata ad un approccio di stampo permaculturale, di risparmio energetico, di energie rinnovabili e di decrescita felice, può fornire un contributo significativo per un'era post-petrolifera in cui potrebbe perfino essere piacevole vivere.

Per chi fosse scettico al riguardo (posizione comprensibile e legittima) consiglio di dare un’occhiata a questo sito qui (in italiano) oppure a questo qui (in lingua inglese).


Un saluto a tutti dal Panda

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