giovedì 20 ottobre 2011

Meno cose, più felicità





Eccovi l'ennesimo filmato tratto da TED (con sottotitoli anche in italiano).

Questo breve filmato tenta di diffondere un semplice concetto: la felicità non si compra, si sceglie. Quest'idea, lungi dall'essere moralistica, parrebbe a prima vista una versione alternativa del tanto noto quanto contestato (e persino odiato) motto secondo cui ”i soldi non rendono felici”. E in effetti lo è. Quel che non viene quasi mai ricordato, tuttavia, è che la scienza ha dimostrato da moltissimo tempo che le cose stanno esattamente così: i soldi non rendono felici. Più precisamente tanti soldi e tante cose tra cui poter scegliere non rendono affatto felici. Questa cruda realtà scientifica, tanto controintuitiva per gli aficionados del consumismo da apparire patetica e risibile se non se ne conoscesse l’origine, dovrebbe far riflettere tutti. I ricchi dovrebbero domandarsi se val veramente la pena di mettere il mondo a ferro e fuoco e la propria coscienza al confino per l’ennesimo miliardo di euro. I poveri dovrebbero valutare meglio quel che comprano, considerato quanta fatica e tempo gli costa prender lo stipendio che salderà quei conti. Eppure, nessuna riflessione scuote le masse (ricche o povere che siano). I tremiti del pianeta morente che abbiamo il privilegio di infestare hanno a stento fatto venire qualche dubbio ai più giovani, ma nulla più. Ovvio quindi che neppure decenni di serissimi studi e dati scientifici possano minimamente scalfire il principale diktat della cultura dominante, ossia quello secondo cui l’infelicità si sconfigge solo con lo shopping.

Senza entrare nel merito di quegli studi e quelle statistiche...

...basta porsi alcune semplici domande: è meglio avere più cose o cose che ci rappresentano di più? La risposta è ovvia, ma qualcuno potrebbe rifiutarsi di affrontarla preferendo pensare che i soldi siano l’unico mezzo per ottener ciò che si desidera, al di là che tale desiderio sia corretto od illusorio. E’ opinione del vostro affezionato Panda che, nell’attuale economia, i soldi siano senza dubbio lo strumento principe per ottenere ciò che interessa. Quello però che tendiamo a sottovalutare è il fatto che i soldi non ci insegnano in alcun modo a conoscere ciò che realmente desideriamo e men che meno a sapere chi siamo realmente. Anzi, la corsa ai soldi è in realtà una facile scappatoia per evitare di scoprire ciò che ci interessa davvero. Di più, sono la scappatoia per eccellenza. Saper ciò che si vuole, infatti, al di là delle chiacchiere, è intuitivamente percepito come pericoloso. Conoscere esattamente i propri più profondi desideri implica, infatti, anche rendersi conto del rischio di non raggiungerli mai, implica dover affrontare la paura e l’angoscia che ciò comporta ed vuol dire anche accettare di dover affrontare fatiche e di non poter dare ad altri la colpa di un eventuale fallimento. I soldi, psicologicamente, sono invece una sorta di bacchetta magica in grado di trasformare i pensieri in realtà. Una bacchetta magica semplice: nessun strano rituale magico o complicata formula magica da conoscere. Serve solo un numero. Più è grande quel numero e meglio è. Sfortunatamente i soldi sono una bacchetta magica che occulta le nostre paure. Sono dei parassiti mentali e, come per ogni parassita, chi ne è infestato deve sopportarne gli effetti nocivi. Avere più soldi o più “roba” senza aver mai posto attenzione a ciò che veramente si desidera, equivale a condannarsi ad infiniti acquisti “fallimentari” che tradiranno immancabilmente le loro iniziali promesse di felicità, tramutandosi in rimpianti e frustrazioni. L’infelicità che ne deriva creerà il bisogno impellente di porre fine all’inquietudine e si tenterà di farlo nell’unico modo che si conosce: comprando qualcosa. E’ un ciclo che si autolimenta. Anche perché, per procurarsi i soldi che servono ai nostri acquisti, tenteremo di sfruttare le insicurezze e l’infelicità altrui per vendergli qualcosa.

Tutto per evitare di guardarsi dentro ed affrontare le proprie paure.

Vi pare tutto troppo astratto? Ecco alcune domande per renderlo più concreto: Quanto credete di poter essere felici, se qualcuno vi offrisse gratuitamente tutto ciò che gli chiedete fuorché ciò che realmente volete? E se doveste pagare per ottenere ciò che vi sta offrendo? E se doveste lavorare per pagare quel che vi offre? E se quella persona tentasse di manipolarvi per farvi avere desideri che non vi rappresentano in alcun modo? E se doveste fare dei compromessi con la vostra coscienza per trovare sempre più soldi per questi sempre nuovi “desideri indotti”?

Vi suona famigliare?

Abbiamo disperatamente bisogno di meno cose, ma più rappresentative delle nostre genuine aspirazioni. Non è filosofia, è economia: avere più rispetto per noi stessi e per il pianeta in cui viviamo pagando molto meno di quanto stiamo facendo ora vuol dire ottimizzare le risorse a propria disposizione e massimizzare i risultati desiderati. Cosa volete di più?

La felicità?!

C’è anche quella nel pacchetto. Quindi…


…Buon futuro a tutti dal Panda

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