giovedì 8 settembre 2011

Good News

Il Rocky Mountain Institute, un prestigioso centro di ricerca statunitense, pensa sia tecnicamente fattibile trasformare l'attuale economia più inquinante del mondo (quella made in USA) in modo radicale, ossia rendendola completamente indipendente dai combustibili fossili (si veda qui). Della serie volere è potere.

Si stanno facendo progressi nel tentativo di produrre carne in vitro (vedi qui). Perché questa dovrebbe essere una good news? Perché, se ci si riuscisse veramente (in modo sostenibile ovviamente), si potrebbero evitare le atrocità e le sofferenze connesse agli allevamenti di massa. Soprattutto però si potrebbero avere due enormi vantaggi: liberare una quantità sconfinata di terre agricole immediatamente convertibile ad alimentazione umana e ridurre enormemente le emissioni di gas serra a livello mondiale. Queste due ultime prospettive sono particolarmente allettanti perché avrebbero un ruolo fondamentale nel salvataggio del pianeta se si considerano l’enorme impatto ambientale dell’attuale consumo di carne, la sovrappopolazione planetaria e l’esaurimento delle risorse non rinnovabili (in particolare petrolio e sostanze ad uso agricolo).

L’MIT (il Massachusetts Institute of Technology di Boston) avrebbe sviluppato un antivirale polivalente e forse universale (vedi qui). Occorreranno anni per testarlo, ma i presupposti sono entusiasmanti. HIV, Ebola, epatite, H1N1, influenza, ecc… Sono tutti virus. Il possibile impatto sulla salute mondiale, ma anche sull’economia, sulla demografia e quindi persino sull’ecologia sono impressionanti. Basti pensare che il tasso di natalità esasperato di molti paesi del terzo mondo è strettamente collegato alla percezione del rischio di morire: più si vive in ambienti in cui è facile morire, più si tende a fare molti figli. Ridurre la mortalità generale ed infantile, paradossalmente, riduce fortemente la pressione demografica e ridurre quella vuol dire ridurre pure la pressione sugli ecosistemi. Il bene genera il bene.

Di notizie come queste ne è pieno il mondo. Dar loro visibilità vuol dire rendersi conto di quel che è possibile fare, se solo si volessero cambiare le cose. Dar visibilità alle good news, non ha quindi valore consolatorio. Serve a spingere le persone a cambiare. Il cambiamento, si sa, è psicologicamente e socialmente faticoso. Non si può pretendere di smuovere le masse verso il cambiamento del proprio stile di vita e del proprio modo di vedere il mondo prospettando solo apocalissi e devastazioni. Una popolazione impaurita e/o depressa tenderà ad essere apatica e conservatrice e, oggi, questo non possiamo proprio permettercelo.

Un mondo diverso è possibile e necessario: dobbiamo cambiare il nostro stile di vita o saranno guai seri per tutti. Se invece saremo in grado di cambiare staremo molto, molto meglio, infatti, quando si parla di “cose buone”, due più due non fa quattro, ma ventidue. Il bene genera bene e, pure questa, non è altro che una delle tante good news dimenticate.


Buon futuro a tutti dal vostro affezionato Panda

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