giovedì 7 luglio 2011

La storia dei cosmetici



La vanità rischia, al giorno d'oggi, d'essere un peccato mortale. Non è necessario scomodare la morale o la religione. Si tratta di chimica, quella contenuta nei prodotti cosmetici. Questo ennesimo, splendido documentario di Annie Leonard (doppiata in italiano) mostra un aspetto intuito, ma grandemente sottovalutato, da parte della stragrande maggioranza dei consumatori. Questo breve e simpatico filmato ha il merito di mostrare chiaramente come, anche nelle piccole scelte e nei gesti di tutti i giorni, si celano aspetti di cruciale importanza. Si tratta di aspetti concreti e fondamentali, travolti tuttavia dalla "beata ignoranza" e  dalla superficialità delle masse. E' triste vedere con quanta facilità vengono truffati centinaia di milioni di consumatori che, al motto di "così fan tutti", si avviluppano in un'apatico e malriposto senso di sicurezza. Il tepore creato dall'eccessiva fiducia nelle capacità di auto-difesa della nostra società, è un tepore che uccide l'intelligenza e la dignità delle persone comuni, nonché le persone stesse.

Il consumismo in cui tutti sguazziamo è un sistema di morte, che genera tristezza e disperazione a malapena celati dalla più formidabile industria di distrazione di massa che sia mai esistita. Gli psicofarmaci tentano di colmare i vuoti lasciati da tale industria. Al resto pensa la frenesia e gli impegni di tutti i giorni.

Urge una rivoluzione culturale. La cultura di massa deve ergersi sopra la monotonia falsamente gioiosa e rassicurante del consumismo. Se ciò non avverrà in tempi rapidi, le conseguenze potrebbero rivelarsi tremende. Non sarà la collera di Dio a travolgerci con apocalittica violenza, sarà l'indifferenza della natura che abitiamo a schiacciarci. Non che natura sia una tipa rancorosa o vendicativa. Semplicemente non presta ascolto a scuse e giustificazioni dell'ultima ora. Una volta rotti i rapporti con lei, non si può sperare di cavarsela a parole, con lei la retorica è un'arma spuntata. Non servirebbe a nulla, ad esempio, dire "Non è stata colpa mia, ero vittima del capitalismo!". Non servirebbe a nulla cercare di mostrarsi dispiaciuti.

Sappiamo tutti che prima o poi dovremo abbandonare il consumismo. La crescita economica infinità, l'ottimismo di facciata, le ragioni del Prodotto Interno Lordo sono cose a cui nessuno crede più sinceramente. In fin dei conti, tutti sappiamo perfettamente che cercare la felicità negli acquisti è come cercarla in una sfilza infinita di bicchieri di whisky: non è una questione di gusto, ideali od intelligenza, è questione di dipendenza e disperazione. Il consumismo si nutre della nostra perpetua insoddisfazione. Il mix creato dalla nostra infelicità e dalle nostre illusioni più infantili, è la droga che l'attuale sistema economico ci spaccia ogni giorno. Siamo una civiltà che deve disintossicarsi. In tutti i sensi.

La bella notizia è che serve veramente poco per iniziare a farlo ed è pure molto divertente, quindi...


...buon cambiamento a tutti dal vostro affezionato Panda.

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