lunedì 25 luglio 2011

Intelligenza umana e sopravvivenza duratura

Spesso si sente dire che siamo una specie senziente o intelligente. Il fatto di essere stati gli unici esseri (su questo pianeta) a sviluppare tecnologie sofisticate, al di là di facili e ciniche battute, parrebbe porci innegabilmente in cima alla classifica delle specie più intelligenti della Terra. Ciò nonostante, non siamo ancora riusciti a giungere ad una comprensione precisa e condivisa di cosa sia l’intelligenza stessa. Paradossalmente, però, nonostante questa lacuna, siamo già stati in grado di espandere la nostra e di parecchio. L’invenzione della scrittura, della carta stampata, del metodo scientifico, delle scuole, delle biblioteche, dei calcolatori, dei pc e di Internet sono ottimi esempi di ciò che intende dire il vostro affezionato Panda. L'intelligenza globale del genere umano è in perenne crescita ormai da diversi secoli, al punto che, negli ultimi decenni, siamo persino riusciti a creare intelligenze artificiali superiori a noi in specifici e ristretti ambiti ed il futuro. Gli esperti si attendono per altro ulteriori e ancor più marcati passi avanti nel campo dell’intelligenza artificiale in generale. Tutto ciò può giustamente renderci orgogliosi, ma a tale positivo sentimento, stranamente si contrappone, con sempre maggiore forza, un sentimento diametralmente opposto. Quest’ultimo, che potremmo chiamare “angoscia-e-vergogna”, sembra emergere spontaneamente, traendo nutrimento dalle numerose e gravissime crisi che ci affliggono nel presente e che, in futuro, minacciano di farlo sempre maggiore veemenza.

Tale sensazione diffusa di “angoscia-e-vergogna” può essere sintetizzata in un’unica semplice domanda: siamo abbastanza intelligenti da diventare una specie duratura?

Sembra una domanda ragionevole. Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, è sicuramente una domanda che, in una forma o nell’altra, molte persone si sono poste. Forse però è una domanda viziata all’origine. Il difetto risiede nel fatto che noi umani tendiamo a sopravvalutare la nostra stessa razionalità. Moltissimi studi psicologici, medici e sociologici l’hanno dimostrato ormai da tempo in modo alquanto impietoso. Se da un lato ciò è perfettamente umano, visto i successi a cui la nostra razionalità ci ha condotto finora, dall’altro è un atteggiamento estremamente pericoloso. Prendere decisioni collettive (e non) facendo affidamento ad un presunto comportamento razionale di cui siamo di fatti ampiamente sprovvisti comporta un'assunzione di rischio enorme. Tutto ciò purtroppo ha ben poco a che fare con sterili discussioni accademiche e moltissimo a che fare con l’economia, la tecnologia e la politica. L’ultraliberismo in cui noi tutti (volenti o nolenti) siamo immersi, ad esempio, parte dal presupposto che le persone siano dei decisori perfettamente razionali e pressoché onniscienti. Dati i presupposti, non c’è quindi da stupirsi se il “libero mercato” stia seriamente minacciando la nostra sopravvivenza a medio termine. Affidarsi ad una razionalità che non si possiede è come appoggiare tutto il peso del corpo su una gamba amputata: si rischia di schiantarsi al suolo.

Non si tratta purtroppo solo di un approccio teorico, interpretativo od ideologico. Nel mondo del lavoro, ad esempio, sono tuttora diffusissime le gratificazioni economiche per tentar di motivare i dipendenti. Nonostante si sappia da molti decenni che gli stimoli monetari siano efficaci solo per i lavori estremamente semplici e ripetitivi, i premi in denaro continuano ad essere la principale (se non unica) leva motivazionale adottata dai datori di lavoro in ogni parte del mondo. Sono infatti almeno 50 anni che infiniti esperimenti di psicologia e sociologia tentano inutilmente confutare una semplicissima evidenza empirica: gli esseri umani non sono macchinette mangiasoldi con un calcolatore al posto del cervello, sono animali sociali in cui aspetti irrazionali hanno un vasto influsso sul loro comportamento. L'impressionante mole di fallimenti deli infiniti tentativi di dimostrare empiricamente la natura economico-razionalista dell'uomo, hanno paradossalmente creato una sterminata letteratura scientifica a prova della nostra natura fondalmentalmente irrazionale. Tutta questa ingombrante "assenza di logica", non dev'essere tuttavia giudicata in modo troppo cinico. Essa, infatti, altro non è che un’incredibile ottimizzazione che madre natura ha operato sul nostro intelletto in milioni di anni di selezione naturale. Sfortunatamente tale ottimizzazione non poteva in alcun modo prevedere i rapidissimi e drastici mutamenti che noi stessi abbiamo apportato al nostro habitat tramite gli strumenti inventati grazie alla nostra parziale, ma efficiente, razionalità. Rischiamo di diventar vittime dei nostri stessi successi. Ci troviamo oggi a dover fare i conti con tutti i problemi che, una popolazione di 7 miliardi di esseri solo parzialmente consapevoli e dotati di strumenti tecnologici potentissimi, può generare. Un bel guaio!

Per uscire da questa rischiosissima situazione, non dobbiamo combattere l’irrazionalità che è in noi. Dobbiamo imparare a sfruttarla. Basta usare la parte logica di cui siamo forniti per dar luce alle ancor più stupefacenti potenzialità inespresse del genere umano: quelle sociali! La parte irrazionale deve essere usata per rendere attraente e desiderabile ciò che la prudenza e logica consiglia.

Finora i sistemi socio-economici e politici sono stati creati e gestiti in base a opinioni soggettive (viziate da quell’irrazionalità di fondo di cui si parlava). Stranamente solo di recente qualcuno ha proposto ed iniziato ad applicare la metodologia scientifica per vagliare l’efficacia effettiva di diverse politiche attuative (vedi qui). Se la sperimentazione a doppio cieco vale per scoprire se una sostanza ha realmente poteri farmacologici oppure no, perché non dovrebbe funzionare con scelte inerenti alla scolarizzazione, la lotta alla povertà o alla criminalità? Analogamente, perché i prezzi delle materie prime e dei prodotti finiti non includono anche i costi indiretti come quelli derivanti dalla loro pericolosità e dannosità? Perchè, in altri termini, una società che dice di credere ciecamente nel libero mercato permette che la formazione dei prezzi sia sistematicamete fallato e distorto? O ancora, perché i sistemi urbanistici, politici, amministrativi, sanitari, industriali, agricoli o della pesca sono così restii ad emulare i numerosissimi esempi positivi che spiccano come montagne nella sconfinata palude della mediocrità?

Viviamo nell’era della telematica, non sono certo le conoscenze né le informazioni a mancare. Eppure sono sempre le solite vecchie frottole medioevali che girano e rigirano nel calderone dell’apatia sociale. Se pensate che tutto dipenda dalla malafede, probabilmente avete permesso alla vostra forte irrazionalità di dominarvi una volta di più. Continuiamo a comportarci e proporre soluzioni folli che altro non possono essere che fonte di nuovi ed infiniti guai, solo perché siamo esseri sociali. Analogamente agli stormi di uccelli, il nostro forte istinto di gruppo ci porta a volare allineati al branco, ignorando eventuali transfughi fintantoché non siano abbastanza numerosi da formare essi stessi uno stormo grande e consolidato. E’ la natura che ci ha resi tali. La consapevolezza di ciò, tuttavia può aiutarci a creare strumenti e procedure che limitino gli aspetti più deleteri di tale tendenza. Qualsiasi cosa consenta di evitare le divisioni oppure permetta di limitare l’omologazione all’interno dell’unità è bene e va incoraggiato, finanziato e/o costruito subito. Serve una cultura diffusa che dia consapevolezza dei nostri limiti e di quelli del pianeta in cui viviamo alle persone comuni. Quando si conoscono i limiti, infatti, si ha la possibilità di trasformarli da ostacolo indesiderato in risorsa sfruttabile. Persino l’oro nero, sua maestà il petrolio, per migliaia d’anni non è stato altro che una schifosa e puzzolente melassa nera, un’inutile intralcio, finché qualcuno non l’ha fatto diventare, grazie alla forza dei propri sogni e della propria intelligenza, il motore che fa girare il mondo intero.

Il petrolio a baso costo è in rapido esaurimento, ma non c’è mai stata tanta materia grigia al mondo. Non ci sono mai stati tanti sogni, tante conoscenze, tanta ricchezza culturale. Essere in 7 miliardi di persone non ha solo aspetti negativi dopotutto. Ci sono giacimenti infiniti di idee, sogni, emozioni, cultura ed arte nei posti più impensabili; abbiamo a disposizione Internet e mezzi di comunicazione senza precedenti nella storia; abbiamo una potenza di calcolo incredibile e in crescita esponenziale. Sfruttiamo tutto questa ricchezza e la voglia di farlo insieme che ognuno di noi, animaletti che non siamo altri, ha nel cuore.


Buon futuro a tutti dal vostro affezionatissimo Panda

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