martedì 19 aprile 2011

L'Italia reale e i bamboccioni ultra-sessantenni

Il Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha sostenuto che, in Italia, non ci sono problemi occupazionali per gli immigrati, ma solo per gli italiani perché non vogliono più fare lavori manuali e a condizioni svantagiose. Si sottintende che, essendo la disoccupazione giovanile quasi al 30% ed essendo i giovani italiani quelli con i titoli di studio più elevati, il ministro abbia trovato modo di dire ancora una volta che i giovani italiani sono dei bamboccioni scansafatiche che con una laurea si sono montati la testa e si attendono chi sa quali posizioni.

Al Panda pare che questa sia una mezza verità. Questo però non significa che Tremonti abbia mezza ragione, anzi…

Chi mente preferisce le mezze verità, anziché le bugie complete, perché la metà credibile del messaggio rende più facile far passare per buona la metà fasulla. Chi mente o chi non ha argomenti validi, usa cioè un pizzico di verità per far passare un’ingombrante bugia dallo stretto pertugio rappresentato dal giudizio critico di chi lo ascolta. Le mezze verità, per dirla brutalmente, non sono mezze virtù, sono la vaselina dell’ipocrisia (politica e non).

Tornando a Tremonti, è vero che i giovani laureati italiani ambiscono a posizioni lavorative spesso poco o per nulla manuali, ma è altrettanto vero che c’è un motivo concreto se le cose vanno così. Quel motivo ha ben poco a che fare con la presunta pigrizia cui allude il Ministro. Fatte le dovute  eccezioni, nel mondo in cui viviamo il lavoro manuale ha uno scarsissimo valore economico. I lavori ad alto valore aggiunto sono quelli che hanno a che fare con l’innovazione, la ricerca, il know-how, la cultura e la qualità totale. Gli italiani, giovani e non, hanno lasciato certi mestieri agli immigrati perché ambiscono a conservare il loro attuale stile di vita e si sono impegnati (con lo studio) affinché ciò accadesse.
Sarebbe, d’altra parte, stupido pensare di poter gareggiare al ribasso sui costi di manodopera con rivali internazionali quali la Cina, l’India, il Brasile, i paesi africani o quelli dell’Est. Sotto quel punto di vista, ridurre le aspettative economiche degli italiani alla metà di quelle attuali sarebbe comunque tempo perso, visto il tenore salariale dei concorrenti (vedi qui). Un’ulteriore drastica contrazione dei salari, rispetto al già bassissimo livello attuale, genererebbe solo tensioni sociali e politiche mai viste prima nel nostro paese. Tensioni catastrofiche ed inutili. Indirizzare i giovani verso lavori manuali e tagliare al contempo (con selvaggia ferocia ed ottusità) i già magrissimi fondi per la cultura e la scuola pubblica, vuol dire indirizzare l’Italia verso una realtà economica da cui gli stessi paesi sottosviluppati si stanno emancipando. Vuol dire vedere nel futuro dell’Italia il passato della Cina e del terzo mondo. Indirizzare i giovani verso lavori manuali senza fare programmi estesi di formazione, senza investire un solo centesimo nell’alta qualità professionale significa nei fatti sostenere la politica marchionnica di ridimensionamento dell’Italia: da potenza industriale (creatrice di tecnologie e design invidiati nel mondo) a dislocazione logistica di secondaria importanza per capannoni di assemblatori de-specializzati. Assemblare prodotti di pregio di produzione estera in prodotti finiti è vantaggioso solo in un contesto di speculazioni borsistiche e finanziarie occulte e di brevissimo respiro. Non si tratta di un piano politico, ma di un piano di smantellamento concepibile solo in un’ottica di selvaggia speculazione finanziaria i cui eventuali beneficiari sono singole persone (come Marchionne) e non certo intere nazioni (come l’Italia). Vedere il futuro (o il presente dell’Italia) nella raccolta dei pomodori, nella catena di montaggio fordista o nell’edilizia di bassa qualità, per dirla con parole d’altri tempi, è una truffa.
E neppure una gran truffa.
Signor Tremonti e company, siete confusi: questi sono gli anni duemila e non i primi anni ’50!

La classe politica/imprenditoriale alla Tremonti ed alla Marchionne vuole che il nostro paese divenga un paese cacciavite, un paese di scimmie sottopagate e sovrasfruttate cui affibbiare i lavori più stupidi ed ingrati. Questa visione politica fatta di pochi, vecchi e pigri baroni rimpinzati da una sterminata folla di disperati pronti a tutto, stride non solo col buon senso e con quello di giustizia, ma persino con le promesse (ormai dimenticate) di strepitosi miracoli economici, stride con la rassegnata indifferenza con cui si sono permessi scempi finanziari di proporzioni titaniche da parte dei grandi speculatori (banche e fondi in primis). Dov’è quel futuro di radiosa prosperità promesso con tanta ottimistica fiducia (e soli pochi anni fa) da Berlusconi e Tremonti agli italiani? Dov’è? E dove sarà? Nella zappa del mio bisnonno? Nello stipendio dei biafrani?
E’ evidente che c’è qualcuno, in Italia, che merita la nomea di “bamboccione”, ma questo qualcuno non ha né 20 anni, né 30, né 40, ma ben più di 60, come Tremonti stesso e come l’intera classe politica e manageriale che sta stritolando l’Italia in una disgustosa ed oscena demenza geriatrica d’onnipotenza. Beati bamboccioni ultrasessantenni, che promettete il paradiso in terra per raccimolar due voti, che riservate un futuro di inferno a chi vi seguirà pur di rimanere aggrappati al potere fin dentro alla tomba, che con arroganza e strafottenza invitate i giovani a rimboccarsi le maniche e smetterla di protestare (contro di voi), che con i vostri miliardi, i vostri privilegi e le vostre orge vi permettete di autoproclamavi martiri votati al lavoro per il bene comune, sapete dove dovete andare? No, non a lavorare, è tempo di pensione per voi (e beati voi che potete averne una). Su bamboccioni, spremetevi quei neuroncini avvizziti! Dov’è che dovreste proprio andare? No, non a quel paese, il Panda non ama la volgarità e neppure i giovani laureati. Dov’è che dovreste andare quindi? Se la vostra vasta esperienza, accumulata in tanti anni di vita, non è già stata intaccata dalla demenza senile, saprete benissimo che la risposta, ovviamente, è in Italia. Sì, in Italia. Non in quella delle vostre (tanto facete quanto imbarazzanti) farneticazioni, ma in quella reale. Andate a visitare l’Italia fatta di giovani senza futuro, aggrappati disperatamente alle loro famiglie di provenienza per non precipitare in un baratro di cui non si vede il fondo e fatta anche di tanti giovani che sono già da tempo in caduta libera. Se avrete il coraggio di andare in quell’Italia, potrete vedrete con le vostre stesse cataratte che quel baratro che tanto spaventa genitori e figli non è frutto della crisi economica internazionale. Quel baratro siete voi, i vostri privilegi e le vostre catastrofiche scelte. Se andrete con occhi ed intenzioni sinceri, in quell’Italia spaventata, impoverita e disperata, capirete subito perché dovete farvi da parte e capirete anche quanto è urgente che lo facciate. Se quella sincerità e quel coraggio invece vi mancano, se non andrete mai a vedere quell’Italia, se non cambierete idee ed atteggiamenti, non crediate che i giovani italiani possano essere davvero convinti che quella vostra mancanza dipenda dal fatto che siete dei vecchi bamboccioni. I vostri privilegi sono troppo grandi. La voglia di scherzare dei giovani troppo piccola e il vostro fardello sulle loro spalle troppo pressante persino per i sorrisi di cortesia. Questa volta non ve la caverete con una barzelletta sconcia, una battuta di spirito od una scrollatina di spalle di chi si finge stupito per esser stato accusato senza colpa alcuna. Non ve la cavate dicendo bamboccioni ad altri o facendovelo dire da altri per far finire tutto in chi urla più forte. I giovani sanno benissimo che i megafoni dei mass-media sono roba vostra.

Niente drammi. E’ solo ora di farvi da parte.


Un saluto sincero a tutti, giovani e meno giovani, dal Panda.

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