martedì 14 settembre 2010

Climatologia e geologia nemici pubblici? E l'economia? ...e la pigrizia?

E' sconfortante constatare in Intenet quanta gente appaia sinceramente convinta che i cambiamenti climatici siano una finzione (o per lo meno una palese esagerazione) ordita dalla 'casta' dei climatologi. Ancor più sconfortante verificare quanta gente, contemporaneamente, crede con altrettanta buona fede ed ostinazione che il picco del petrolio sia una 'panzana', una cospirazione ordita da crudeli geologi al soldo di speculatori privi di scrupolo. Geologi e climatologi hanno indubbiamente una gravissima responsabilità che condividono con gli economisti: quella di aver creato una sorta di scisma del sapere. Ormai da tempo infatti appaiono come due eserciti schierati e fermi su apposte trincee: da una parte climatologi ed esperti di geologia e dall'altra parte gli economisti (meno numerosi, ma molto più agguerriti). Da una parte gli ammonimenti, gli allarmi e gli appelli, dall'altra le rassicurazioni e gli inviti a non farsi prendere inutilmente dal panico. Fra tanto 'catastrofismo', in effetti,  l'unica ancora di salvezza per il buon umore della gente sembrerebbero essere solo gli economisti. Questi, di fronte a tanta 'negatività', sentono il dovere di ergersi a paladini del genere umano, 'ingiustamente' terrorizzato e vessato da tanti, troppi, 'inutili' allarmismi.

Apprezzo sinceramente l'intenzione di calmare le fantasie e gli animi suggestionabili  e vivaci di noi misera gente comune, ma sono un po' perplesso: che ne sa un economista di clima e di geologia? Voglio dire che se ho male ad un ginocchio vado da un medico, non da un economista. Se mi si rompe un tubo chiamo un idraulico, non un economista. Sbaglio?




Che gli economisti pretendano di confutare migliaia di articoli e pubblicazioni in campo climatico e in campo geologico, mi pare sinceramente fuori luogo. Fuori luogo a dir poco. Gli economisti non hanno saputo nè prevedere, nè arginare (ed ora neppure gestire) la più grande crisi economica di tutti i tempi (e quella sì che sarebbe dovuta essere pane per i loro denti). Evidentemente l'economia, negli ultimi tempi si è distratta un po' troppo nei parchi giochi altrui, teorizzando giacimenti petroliferi inesistenti e soluzioni anti-CO2 tra il risibile e l'agghiacciante. Le conseguenze a dir poco colossali di tale distratta condotta, sul piano puramente economico, costringono qualsiasi uomo sensato a porsi una semplicissima, ma doverosa domanda: quanto è fondata (e, soprattutto, conveniente) l'inesauribile fonte d'ottimismo che gli economisti continuano imperterriti ad ostentare?

Io non amo il 'complottismo', non perchè ritenga l'essere umano incapace di complottare, ma perchè parlare di complotti non fa altro che spingere qualsiasi conversazione verso la paranoia e l'aggressività verbale gratuita. Trovo anche solo la parola fastidiosa ed irritante. Chi accusa i climatologi ed i geologi di alterare i dati e la realtà per proprio personale tornaconto e chi sostiene al contrario che siano gli economisti a tramare per difendere evidentissime lobby (in primis quella petrolifera), non fa altro che esprimere il proprio personalissimo scetticismo. Ben vengano scetticismo e prudenza, certo sono importanti, ma non quando paralizzano, oltraggiano e zittiscono. Non quando dividono. Lo scetticismo, giusto o sbagliato che sia, non ha alcun diritto di scacciare il dialogo civile e la ricerca razionale e pacata della verità.

Pur non amando la rissa verbale, parte mia, come spero si sia capito, sono però schieratissimo. Mi pongo dalla parte di climatologi e geologi in fatto di cambiamenti climatici e picco del petrolio. Non lo sono perchè penso che gli economisti siano alle dipendenze dei poteri forti (lobby finanziaria, petrolifera e delle industrie pesanti). Sono schierato perchè, pur avendo studiato economia, non mi sognerei mai e poi mai di chiedere oggettività a chi ha fatto dei soldi il suo oggetto di studio. I soldi, a differenza del clima e del petrolio, non sono un fenomeno naturale, ma umanissimo. L'oggettività non è facile per nessuno questo è certo. Essa è ancor più difficile quando ha a che fare con la convegnenza fatta persona, ossia sua maestà il danaro. Anche questo mi pare un fatto.

Non pretenderei mai l'oggettività da un'economista. Questo non ha nulla a che fare con le sue qualità morali: è solo che non è umanamente possibile essere oggettivi sui soldi. I soldi, ci piaccia oppure no, sono un fenomeno attorno al quale è costruita e saldamente avvinghiata tutta la nostra società e cultura. Non proprio un terreno neutrale com'è noto. Se poi si pretende una cieca e totale fiducia nell'economia anche su materie che con essa nulla avrebbero a che spartire, la situazione precipita nel ridicolo. Chi nega o minimizza i cambiamenti climatici o il picco del petrolio non è a mio avviso un sordido individuo che prostituirebbe pure la sua anima per pochi centesimi, come invece ritengono alcuni. Chi nega o minimizza i cambiamenti climatici o il picco del petrolio non credo sia un paladino della razionalità come pensano altri. Chi nega o minimizza i cambiamenti climatici ed il picco del petrolio, ritengo sia molto più probabile che appartenga semplicemente al gruppo delle persone in fuga (culturalmente, psicologicamente ed ideologicamente) da quanto è stato efficacemente descritto come 'una scomoda verità'. Non li biasimo, tutti amiamo la comodità e chi si fa beffe delle paure altrui dimostra di non saper affrontare le proprie. Non li colpevolizzo per il loro atteggiamento di fuga dalla realtà, ma nemmeno li lodo per questo. Fuggire non aiuta a creare un futuro migliore, solo un presente apparentemente più sopportabile e questo non mi basta.

Non ho nulla contro gli studi economici, ci mancherebbe altro. Men che meno sono ostile agli economisti. Sono invece ostile alla pigrizia morale, mentale e materiale di chi si lascia convincere dalla tesi meno plausibile solo perchè è palesemente la più comoda e rassicurante a cui credere. La convenienza nel credere e sostenere che le cose vadano bene così come vanno, è più psicologica che economica-complottista. Questo però non deve rassicurare: è difficilissimo convincere qualcuno a troncare con le proprie aspettative, comodità e sicurezze per abbracciare scenari cupi e assai poco rassicuranti. Il catastrofismo, motivato o immotivato che sia, non è certo la via più efficace per convincere gli scettici. Se si vuole allentare la loro opposizione, il catastrofismo è l'arma peggiore. Il paradosso è che il catastrofismo estremo e la pigrizia estrema, a ben guardare, hanno lo stesso identico effetto sugli animi umani: spingono all'immobilismo più completo e colpevolee generano un'infelicità profonda e duratura. Non importa quale di questi due estremi sia più vicino alla realtà delle cose. Come tutti gli estremismi, sono entrambi dannosi.

Sbarazziamoci di entrambi e diamoci subito da fare. Facciamolo fin da ora, facciamolo insieme, uniti, senza scuse e senza distrazioni, perchè c'è tanto da fare per rendere questo mondo un posto migliore. Non dirò a nessuno cosa si debba fare, terrò per me i buoni propositi, sicuro che non siano una mia esclusiva. Prego però tutti di fare subito qualcosa, purchè sia qualcosa in cui si creda personalmente e sinceramente, qualcosa che renda ciascuno di noi una persona migliore. Non servono gesti estremi o soluzioni definitive. Servono perseveranza e capacità di valorizzare ciò che è giusto e buono. Non importa quanto piccolo e banale possa apparire, se credi sia giusto difendilo. Persone migliori in un mondo migliore, mi pare, in definitiva, il 'migliore' augurio in cui tutti si possa sperare (al di là delle diverse opinioni e sensibilità). Il miglior progetto in cui ritrovarsi e stringersi.

Un abbraccio ed un saluto sincero a tutti voi dal Panda.

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